1) L’occupazione per tutti e l’innovazione tecnologica: conflitto o compatibilità?
Con sempre maggiore intensità, l’innovazione tecnologica sta investendo tutti i settori della produzione dei beni e dei servizi privati ma anche della Pubblica Amministrazione centrale e periferica. Il suo effetto benefico per la produttività di sistema è molto probabile; meno probabile è che l’effetto sull’occupazione sia tranquillizzante. Escludendo ogni visione catastrofista, ma anche prospettive di mero assistenzialismo per chi perde il lavoro o non lo trova, ai legislatori e alle parti sociali si pone, in modo sempre più pressante, la questione di non frenare l’innovazione ma anche di assicurare a tutti opportunità di lavoro.
I candidati, preferibilmente con un approccio europeo e comparato, individuino ragioni, condizioni e possibilmente soluzioni per tenere in equilibrio i due corni del problema. In questo contesto, sarebbe interessante che fosse affrontato il tema della riduzione e delle modalità di fruizione degli orari di lavoro in rapporto con l’innovazione tecnologica, a partire dal protagonismo delle parti sociali e da esperienze concrete.
2) L’avvenire del sistema pensionistico
In Italia, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, si è consolidato un sistema pensionistico obbligatorio con l’obiettivo di assicurare una dignitosa vecchiaia ai lavoratori, sostenuta da una solidarietà intergenerazionale. Nel tempo, vi sono stati aggiustamenti più o meno marcati ma sempre nel solco dell’impostazione d’origine. Fattori strutturali – tra i quali spiccano quello di natura demografica, quello relativo ai mutamenti nel mercato del lavoro e quello di sostenibilità finanziaria anche a seguito del persistere della non separazione tra previdenza e assistenza – evidenziano rischi di messa in discussione dell’impianto d’origine del sistema pensionistico. E ciò, nonostante l’attenuazione dell’allarme che potrebbe esercitare la diffusione dei sistemi di pensionamento integrativi.
I candidati, preferibilmente con un approccio europeo e comparativo, verifichino le caratteristiche della stabilità del sistema pensionistico italiano, individuando tanto le cause che stanno squilibrando strutturalmente il sistema, quanto le ragioni della validità anche per il futuro dell’impianto vigente o della necessità di individuarne uno nuovo. In ogni caso, proporre eventuali soluzioni per mettere in equilibrio costi e benefici del sistema pensionistico.
3) Il lavoro come “fatto sociale e relazionale”
Scriveva Pierre Carniti nel 2013: “In gran parte delle dottrine economiche e delle politiche dei governi l’elemento decisivo del “senso” del lavoro per le persone ha scarso o nessun rilievo. Invece è proprio dal “senso” che non si può assolutamente prescindere per mettere concretamente in campo politiche finalizzate alle stessa riduzione della disoccupazione. La mancanza del lavoro, infatti, non è separabile anche dal suo “senso” sociale e umano.
La situazione con cui siamo alle prese, dunque, è che troppo spesso la politica moderna non riesce a, o non si preoccupa di, mettere gli individui in condizione di dare un senso al proprio lavoro e quindi alla propria vita. Perché ciò possa diventare possibile sarebbe necessario il riferimento a valori e finalità in cui i lavoratori si possano identificare e allo stesso tempo riescano a legittimare e affermare il loro legame con le comunità di appartenenza e con l’universo morale che le può tenere unite. Si capisce bene che quando il profitto, il valore degli azionisti, i bonus per i dirigenti, sono anteposti a tutto il resto, la “creazione di senso” per l’intera società diventa piuttosto improbabile. Per non dire del tutto impossibile. Ed è proprio a questo punto che siamo arrivati. Sarebbe quindi indispensabile una correzione di rotta. Possibilmente prima di scoprire disastrosamente che non sono rimasti più il tempo e lo spazio per effettuare manovre correttive. (…)
“Tutto ciò dovrebbe spingerci a pensare, più che una libertà dal lavoro, su cui non sono mancate utopie (anche del recente passato), a una libertà del lavoro, tale da consentire di poterlo scegliere, definire e regolare autonomamente. O, insieme con altri, in modo auto sostenibile e relazionale.
In sostanza, siamo chiamati a riflettere e a impegnarci sulla necessità di definire un nuovo paradigma del lavoro.”
I candidati utilizzino come spunto queste riflessioni di Pierre Carniti, contenute nel libro “La risacca. Il lavoro senza lavoro” (Altrimedia Edizioni, 2013) e analizzino esperienze concrete di integrazione e relazione sociale e lavorativa, ricerca del lavoro, diritti innovativi, individuali e collettivi, emancipazione attraverso il lavoro all’interno del puzzle multiculturale e nell’attuale contesto di frammentazione sociale.